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Teorie e misteri di un'antica civiltà nell'isola di Sardegna

 

Quanto credere ad ipotesi, teorie, magari semplici indizi?

Continuamente mi sono posto delle domande riguardo al mio “lavoro” che è poi confluito nelle guide-audio che qui sto proponendo …. e probabilmente mai sarei riuscito a difendere - come invece e riuscito a fare Sergio Frau - mie personali ipotesi su un passato per il quale neppure coloro che sono “addentro alla materia” riescono a convergere su opinioni concordi.
D’accordo il suo è stato un lavoro di anni, di cucitura di fonti storiche e di teorie di accademici e forse di indizi di appassionati di cose dell’arcano passato!
Per uno come me, che viene da studi tecnici è difficile lasciarsi andare a cose tanto lontane dal “conosciuto”, dal pane di tutti giorni. Eppure il sig. Frau è riuscito in questo, mi ha come sequestrato dalle cose quotidiane; ho passato giorni e notti intere con lo sguardo ed il pensiero rivolto verso il suo testo, teso ed ansioso di portare a compimento la mia lettura prima del mio ritorno ai miei impegni londinesi.

Sono stati giorni indimenticabili, la mia voracità di sapere non mi dava pace finché questa fame non fu appagata e dico “sapere” perché il Frau altro non fa che riportare fonti autorevoli, una sorta di enciclopedia tematica, per un sapere però non fine a se stesso ma teso a dare spiegazioni, a dei perché.
Lasciatevelo dire, soprattutto voi denigratori, Sergio Frau è un genio, non perché io lo conosca, (ho solo letto i suoi libri) ne perché ritenga che in futuro il suo “Trattato” sulla preistoria e mitologia dell’isola di Sardegna non verrà superato da nuove affascinanti teorie e letto come oggi si fa - ad esempio - con la “Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni” di Adam Smith, ovvero un’opera che costituisce una pietra miliare dell’economia politica, ma che vista con gli occhi di oggi è piena di “sciocchezze”. Sapete, Smith nello scrivere questo suo Trattato non ha fatto altro che cucire e rendere coerenti in un discorso organico tesi rubacchiate un po’ di qua ed un po’ di la e nel far questo è universalmente riconosciuto come uno dei massimi geni della storia dell’umanità.
Sergio Frau col suo lavoro ha aperto nuovi orizzonti, forse non solo per la conoscenza della preistoria della Sardegna, ma per un bel pezzo del Mediterraneo antico.

Si dirà: ma che pretese ha questo Frau di parlare del passato quando ci sono gli archeologi che queste cose le studiano da anni, seguendo metodi rigorosi e scientifici. Da parte mia vi è tutto il rispetto per la meticolosità e la ricerca di sistemi d’indagine rigorosi, devo però aggiungere che nutro i miei profondi dubbi sui risultati!!
Mi spiego, allontanandomi dalla materia archeologica, proprio per dimostrare che il mio ragionamento è molto più generale. Che grado di probabilità hanno di essere veritiere le nostre ricostruzioni del passato?
Prendiamo un assioma che troviamo in tutti i libri di storia. L’antenato dell’uomo acquisì la posizione eretta perché vi fu un diradamento della vegetazione arborea e fu così costretto a muoversi nella savana.
Ma vi chiedo razionalmente di fare un elementare ragionamento: con tutti i predatori che ci sono nella savana, che probabilità di farla franca poteva avere un essere (per struttura fisica preda di fronte a certe belve) che fino a pochi istanti prima stava arrampicato sugli alberi, mangiando frutta, uva, uccellini e qualche carogna o carcassa di passaggio. Questo mi pare unicamente un tentativo di dare una spiegazione evolutiva a tutte le trasformazioni delle specie viventi e dunque una forzatura non soddisfacente dal punto di vista razionale.
Come se una modificazione genetica di un primate che arriva ad assumere la posizione eretta (come ce ne sono e ve ne sono stati altri sulla terra) debba per forza avere una spiegazione nell’adattamento dell’animale alla mancanza di alberi.

A mio avviso l’ominide aveva questa capacità innata, magari vi sono state delle motivazioni che lo hanno portato a potenziare questa sua prerogativa.
Ed allora sbilanciamoci! Perché non ipotizzare che vivessero vicino a dei ruscelli (ma con dei rami a portata di “mano” pronti per sgattaiolare su qualche albero al minimo pericolo!) e dovendo stare ore ed ore in piedi a guadare i corsi d’acqua per catturare i pesci (e per questi primati-pescatori un’alimentazione prevalentemente di pesce potrebbe anche giustificare l’aumento della massa celebrale degli uomini rispetto agli altri primati!) avrebbero potenziato i loro arti inferiori; e d’altronde in acqua sarebbe risultata meno faticosa la postura eretta. La stessa scomparsa della coda negli uomini potrebbe trovare qui una giustificazione: infatti non potendo servire per comunicare (essendo magari immersa in acqua e - anzi - il suo movimento avrebbe spaventato i pesci) sarebbe dunque diventata un “accessorio” inutile e destinata a scomparire. La stessa confidenza con l’acqua potrebbe aver alleggerito il manto peloso, che non è scomparso, ma si è semplicemente trasformato ed in questo caso reso più idoneo a questo “habitat”. Le stesse mamme potevano continuare a trasportare i neonati aggrappati a loro, perché si sa che questi non annegano, ma anzi si trovano a loro agio immersi nell’acqua.

Si badi bene questi sono solo dei miei “puri ragionamenti” che possono (senza mio imbarazzo) essere tranquillamente bollati come fantasticherie; ma queste fantasticherie nascono (e possono anche diffondersi ed ottenere un vasto accoglimento) perché le teorie proposte non sono affatto soddisfacenti. I primati davanti all’avanzata della savana non avrebbero potuto far altro che concentrarsi nelle poche aree favorevoli entrando tra di loro in competizione per poter usufruire delle risorse scarse, perché qualora fossero scesi dagli alberi si sa che fine avrebbero fatto nella savana.
In conclusione: il metodo (in questo caso il darwinismo) va bene, ma non può bastare, senza un’analisi razionale dei risultati.

Tornando al nostro Frau, dopo sgambetti e derisioni, qualche importante consenso (che non potrà che bruciare a chi l’ha accantonato con troppa sufficienza) lo ha pure ottenuto: d’altronde quante persone sono state invitate dall’UNESCO o dall’Accademia dei Lincei a presentare le proprie opere???? Con tanto di mostre fotografiche al seguito ospitate per mesi negli spazi di questi eminenti organismi in campo culturale!!!
Ma ora è ufficiale: la prima delle sue conclusioni è stata sdoganata “a livello planetario”, cioè in origine le Colonne d’Ercole dovevano stare nel Canale di Sicilia.
Eppure un generale scetticismo rimane per l’altra conclusione del Frau, ovvero: Atlantide non era altro che quella parte d’Italia presentata dalle pubblicità con lo slogan, un’isola un continente!
Scetticismo presente anche in coloro che hanno letto almeno i punti salienti di queste ipotesi, di questi ragionamenti e li hanno trovati interessanti. Eppure questi si chiedono: ma come credere al mito di Atlantide, di un’isola immensa sommersa dal mare????

Ebbene io qui non ho interesse a parlare di Atlantide, quello che io voglio fare è parlare della Sardegna, ma nel fare questo non posso trascurare gli elementi che il Frau ha utilizzato per accostare l’isola della città di Atlantide con la Sardegna, perché questi elementi possono aiutare a calibrare e rafforzare alcune ipotesi, teorie, sul passato di quest’isola.
Voglio parlare di un’isola dove agli inizi del ‘900 venivano sommariamente censiti 8000 torri nuragiche (quante altre sotto i fondali marini?), con fortezze turrite costruite a cavallo del 1200 a.C. le quali anticipano i modelli costruttivi che troveremmo poi solo nel Medioevo. Un popolo pertanto bellicoso, ma anche opulento per quel periodo, molto attento agli aspetti simbolici - che legavano la terra al cielo - ed erano espressione della comunità e della sua esaltazione del potere e della religiosità, che esprimevano con questi monumenti megalitici. I templi a pozzo o pozzi sacri, delle cavità scavate nel suolo che custodivano la preziosa acqua e pertanto legati alla terra, ma anche alla sessualità femminile ed al culto dell’acqua; le torri nuragiche maestosamente erette verso l’alto, legate al cielo e talvolta agli astri, simboli fallici, che probabilmente servivano a custodire anche derrate alimentari delle comunità. Per questo motivo era probabile la presenza di un presidio (e le soluzioni adottate in tali costruzioni ne danno prova) a custodire questi luoghi determinanti per il benessere della comunità, organizzate su base territoriale in cantoni, delle vere e proprie amministrazioni autonome in contrasto tra di loro, ma culturalmente ed “etnicamente” omogenee, che forse trovavano il modo di compattarsi per delle “missioni” comuni, magari su impulso di una tribù predominante (I Shardana!): vedasi i Popoli del Mare capaci di segnare l’eclissi dell’Età del Bronzo con la caduta delle principali civiltà del Mediterraneo Orientale; eventi che il Frau accosta all’avvento della flotta Atlantidea (Atlantide ed i suoi domini!) su questi stessi mari, svelando delle incredibili assonanze, dei parallelismi tra l’isola dei Shardana e la mitica Atlantide dei racconti platonici.

Come dicono i testi egizi la capitale dei valorosi guerrieri Shardana fu colpita da una catastrofe naturale; ma questa è solo una delle straordinarie coincidenze che sembrano accompagnare i racconti egizi sui Shardana rispetto a quanto Platone scrive su Atlantide!!!
Fermo restando che continua ad esserci chi ha piacere a continuare a dire che i sardi vedevano il mare come una frontiera e pertanto non navigavano, un risultato possiamo comunque ritenerlo conseguito; i sardi che non vogliono tapparsi gli occhi e le orecchie ora sanno che i nuragici avevano delle edificazioni sul mare e delle strutture portuali e – pertanto - quantomeno sapevano navigare.
Eccome se sapevano navigare! Andando ad esaminare le statuine nuragiche in bronzo vediamo …

Ma se continuassi a raccontarvi di queste storie sulla Sardegna e sul suo popolo non la finirei più, pertanto è meglio che al sentir certi argomenti Voi possiate veder coi vostri occhi ciò che questo popolo in un lontano e dimenticato passato fu capace di compiere, di veder ciò che io ho visto e che niente potrei spiegare e comprendere senza liberarmi dai pregiudizi indotti dall’indottrinamento coatto; il quale ci vuole spiegare di una terra sterile ed oppressa che in questi millenni tutto deve all’esterno ed ai suoi dominatori, come abitata da pastori con un intelletto assimilabile alle bestie che essi stessi allevano.

Perché dico questo? Tanti libri hanno oramai parlato “di” Sardegna e nelle più svariate discipline e probabilmente solo i “veri” sardi possono capire l’amarezza che si prova a leggere che ad esempio di tutti i vitigni presenti nell’isola nessuno sarebbe autoctono; essi verrebbero dall’esterno per chissà quale motivo, seppure in molti casi “gli esperti” non abbiano neppure la minima idea da dove!! Ma con l’unica certezza che niente può venire da questa (per loro) infelice isola.
Con questo mio lavoro non voglio rivendicare alcunché del passato, è solo un moto d’orgoglio a tanta amarezza; nell’augurio che il futuro aiuti a far luce sugli errori indotti dalla propaganda dei vincitori ai danni dei vinti, perché non manchi l’elemento indispensabile per il benessere di un popolo, cioè l’autostima, che tanto può dar fastidio a chi invece ti vuole dominare.

Alessandro Sanna

 

 

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