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Marmilla. Itinerari di turismo culturale: archeologia, natura ed artigianato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Barumini

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La Marmilla è un’area caratterizzata da un infittirsi di centri abitati (fatto singolare nell’isola) e di appezzamenti di terreno fertile estremamente frazionati, su di un paesaggio segnato e delimitato dai massicci vulcanici degli altopiani (denominati giare) e del M. Arci. L’origine degli altopiani che segnano il panorama della Marmilla è riconducibile ad eventi risalenti a circa tre milioni di anni fa, quando l’attiva spinta esercitata dal continente africano determinò l’innalzamento di nuovi vulcani (come il M. Arci) dai quali fuoriuscirono grandi quantità di magma basaltico che andò a colmare ampie depressioni. Terminata questa fase, nel Quaternario il paesaggio della Marmilla divenne molto simile a quello attuale, con le sommità dei rilievi ricoperti da colate basaltiche.

Si tratta di un cantone profondamente omogeneo tuttora ancorato agli antichi modelli insediativi delle aree cerealicole, con un’accentuata dispersione degli abitanti, disseminati capillarmente sul territorio in piccolissimi comuni che sono riusciti comunque a conservare la loro autonomia amministrativa. Essa rappresenta la regione collinare per eccellenza della Sardegna, dove - in un’area a forte vocazione cerealicola - i vasti altopiani costituiscono l’area riservata al bosco ed al pascolo. La scarsità di alberi ha una spiegazione storica proprio in tale vocazione cerealicola, in quanto questi erano visti come sottrattori sia dell’intensità luminosa dei raggi solari che degli elementi nutritivi presenti nel suolo, utili ai cereali.
La Marmilla è divisa in due parti principali: la porzione occidentale (dal M. Arci verso Sud) a morfologia molto frammentata e caotica e la porzione orientale (dalla Giara di Gesturi verso Sud) a morfologia regolare e tondeggiante; essa è un’area che ancora oggi esprime fortemente il rapporto tra morfologia del territorio e tipologia degli insediamenti umani e dove in passato i numerosi villaggi erano la risposta all’esigenza di presidio degli spazi coltivati, riuscendo a raggiungere un alto livello di integrazione produttiva, con la fissazione di regole per l’utilizzo delle aree comuni, che consentivano alla popolazione la fruizione di pascolo e legname, i quali andavano così a costituire una risorsa integrativa e complementare ai terreni agricoli presenti nelle piane e colline della regione. Ancora oggi il complesso di terre pubbliche rappresenta - ad esempio - nel M. Arci circa il 27% della superficie totale; una percentuale quasi doppia rispetto al valore regionale che si attesta al 14,4%.


 

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