Il fatto che la Sardegna si trovi staccata dalle terre
continentali più di qualunque altra isola mediterranea, ha condizionato
la sua posizione rispetto ai grandi eventi propriamente storici, documentati,
cui non partecipò in modo determinante; anzi essa ha finito per
adagiarsi – durante gli ultimi 2500 anni - in una posizione di
cultura subalterna. Eppure sin dall’antichità - fino al
secolo scorso - la Sardegna ha certamente costituito uno dei più
importanti distretti minerari d’Europa; probabilmente, per la
sua varietà e ricchezza è quello storicamente più
importante. Inoltre i suoi tesori metalliferi d’argento, piombo
e rame, si trovavano nelle aree più accessibili dal mare, verso
le coste più favorevoli all’attracco. Il sottosuolo ebbe
un’importanza determinante per l’origine e lo svolgimento
delle culture sarde; ad esempio, l’ossidiana del Monte Arci fu
la causa principale della venuta dell’uomo neolitico in Sardegna,
il quale la commerciava largamente all’esterno dell’isola.
Non solo, nella più remota antichità la Sardegna costituì
un punto di passaggio, di incontro e di rielaborazione autonoma di correnti
culturali provenienti dalle diverse regioni del bacino mediterraneo;
infatti i cambiamenti che - nella preistoria - interessarono la Sardegna
erano correlati allo stadio di sviluppo delle altre civiltà mediterranee.
In definitiva, prima dell’avvento dell’epoca classica l’isola
era immersa nei circuiti commerciali mediterranei, vivendo della navigazione
e sviluppandosi con la navigazione. E ciò è dimostrato
dalla grande dinamicità culturale della Sardegna, nelle diverse
fasi prenuragiche e nuragica.